Come ottenere prestiti dipendenti comunali
La presenza di una busta paga è senza dubbio la garanzia più accettata da banche e finanziarie per la concessione di prestiti. Ma con la disoccupazione all’11,4% (l’occupazione si attesta al 56,4%), nonostante gli effetti del Jobs Act, sono in pochi a poter vantare un contratto di lavoro subordinato. Tuttavia in questo panorama, un canale agevolato per l’accesso al credito rimane quello dei prestiti dipendenti comunali e statali.
I dipendenti di enti locali e pubbliche amministrazioni possono infatti godere di finanziamenti a condizioni particolarmente agevolate rispetto a quelle di mercato, grazie ai finanziamenti Inps ex Inpdap. Linee di credito erogate direttamente dall’ente previdenziale a tutti gli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali.
Si tratta di un Fondo di credito dell’Inps a cui sono iscritti obbligatoriamente tutti i dipendenti in servizio di amministrazioni statali e enti locali. I dipendenti stata li che fanno riferimento ad altri organi invece devono richiedere l’iscrizione al Fondo presentando una domanda all’Inps.
Caratteristiche dei prestiti Inpdap dipendenti comunali
Tuttavia i prestiti dipendenti comunali sono soggetti a criteri piuttosto limitanti. Nello specifico i finanziamenti ex Inpdap si dividono in piccoli prestiti e prestiti pluriennali. I primi sono concessi per far fronte ad esigenze improvvise e consentono di accedere a somme fino a 8 mensilità medie nette percepite dal richiedente.
I prestiti pluriennali invece permettono di ottenere somme anche fino a 150 mila euro, ma sono concessi solo a fronte di documentate esigenze rientranti nelle casistiche previste dal Regolamento Prestiti Inps. Per ottenere questi finanziamento inoltre è necessaria un’anzianità di servizio utile alla pensione di almeno 4 anni e 4 anni di versamento contributivo presso la suddetta Gestione unitaria.
Appare chiaro dunque che i prestiti Inpdap risultano una soluzione solo per determinate necessità e per, quanto riguarda i piccoli prestiti, per importi generalmente inferiori a 15 mila euro. Vediamo quindi quali sono le possibili alternative ai prestiti dipendenti comunali.
Prestiti per dipendenti comunali: prestiti personali e su cessione del quinto
Trattandosi di lavoratori dipendenti, i soggetti assunti presso amministrazioni locali e comunali sono in possesso di una regolare busta paga e possono quindi ricorrere sia ai prestiti personali tradizionali che alla cessione del quinto.
I prestiti personali sono finanziamenti non finalizzati ossia per cui non è necessario specificare l’utilizzo che si intende fare della somma ottenuta.
Normalmente per ottenere un prestito personale è sufficiente un reddito fisso dimostrabile e non è richiesta la presenza di garanzie reali. Tuttavia la banca può richiedere la presentazione di garanzie aggiuntive alla busta paga, la più frequente è la firma di un garante che si impegna a rimborsare il finanziamento in caso di insolvenza da parte del debitore.
Il tasso di interesse è fisso e il piano di ammortamento a rate mensili. L’importo finanziato varia a seconda della durata del finanziamento, delle garanzie offerte e della capacità di rimborso del richiedente.
Tra i prestiti personali per dipendenti comunali spicca la cessione del quinto, una particolare forma di finanziamento dedicata proprio ai lavoratori dipendenti. Si tratta di una categoria di prestiti personali che prevede il rimborso tramite decurtazione diretta della rata dallo stipendio mensile ad opera del datore di lavoro.
Come suggerisce il nome, la normativa di riferimento prevede che la rata del prestito su cessione del quinto non superi la quinta parte dello stipendio mensile netto del richiedente. Sebbene il rimborso sia garantito dalla presenza della busta paga, il finanziamento trova un’ulteriore forma di tutela nella presenza del TFR maturato dal richiedente.
Per legge inoltre contestualmente alla stipula del contratto di prestito è obbligatoria la sottoscrizione di una polizza contro rischio vita e rischio impiego, che interviene per il debito eventualmente eccedente il valore del TFR.